
Matteo Gecchelin
24 febbraio 2023

C’è una storia interessante di due fiorellini poco appariscenti, irriconoscibili e indistinguibili ad occhi non esperti, inutili a fini ecologici per molti aspetti, che fa da cornice fiabesca alla scienza delle piante.
Un giorno di fine 1800, Galinsoga parviflora (una piccola simil-margheritina degli incolti erbosi), giunse in Europa dal Perù, probabilmente trasportata da alcune navi mercantili sotto forma di seme. Ed in Europa ci si trovò bene, il clima era adatto alla sua sopravvivenza e alla sua riproduzione.Ci si trovò così bene che addirittura iniziò a colonizzare terreni dove prima di lei vi erano altre specie, soffocandole ed eradicandole dalla loro terra. Insomma, una vera “aliena”; una specie cosiddetta invasiva, alloctona: una neofita.
Tutto bene per la nostra parviflora, che a suon di espansione in vigne e campi arabili sembra aver preso il sopravvento su tutto. Ma… chi di seme ferisce, di seme perisce
Una sua lontana cugina, Galinsoga ciliata, anch’essa dal Sud America, tentò la stessa sorte e con sua grande fortuna riuscì pari modo a raggiungere l’Europa via mare nei primi decenni del 1900. Le due cugine, ritrovatesi in questo nuovo contesto europeo pieno di possibilità di espansione e riproduzione, si dichiararono guerra per la conquista della terra, giacché la stessa non bastasse per entrambe. E presso gli stessi terreni incolti, vigneti, rotonde erbose, spartitraffico, bordi dei campi sarchiati, le due Galinsoga combatterono per la supremazia.
Ad oggi, per il solo Trentino, la povera Galinsoga parviflora risulta, perciò, specie se non rara perlomeno non così comune a trovarsi,laddove la cugina Galinsoga ciliata sembra non aver più timori di esser deposta dal suo regno aspramente conquistato.
Insomma, le nostre piante, anche le più piccole e insignificanti, che a stento riusciamo a identificare e riconoscere, la sanno lunga sul come muoversie, pur senza gambe, ne fanno di strada.

Fig. 1. I cambiamenti nel territorio del paesaggio alpino sono già visibili. Le nostre specie alpine si muovono, in particolare verso l’alto e verso nord in cerca del fresco contro il riscaldamento climatico. Tuttavia, non sempre questa migrazione risulta semplice. Spesso il tragitto è impedito da difficoltà del terreno o dalla mancanza dello stesso. Foto: Autore. Monte Pasubio, Trambileno (Trento, Italia). 20 luglio 2020.
È proprio degli ultimi giorni, infatti, la notizia – di importanza internazionale – della scoperta da parte dei botanici del Museo Civico di Rovereto del record altitudinale per una specie di orchidea. Hammarbya paludosa è stata ritrovata nell’estate del 2022 presso una torbiera a 1800 metri di quota in Alta Val di Non (Trento, Italia) [2].
L’esemplare è tipico degli ambienti circumboreali, comune in Scandinavia e Russia, ma questo ritrovamento rappresenta solo la terza stazione nota con certezza in Italia e la sua quota stabilisce il punto più alto di rinvenimento in tutta Europa. Ora, il punto non sta tanto nell’eccezionalità della scoperta – pur straordinaria – quanto nella domanda: ma questa orchidea, da dove arriva? C’è sempre stata e semplicemente mai notata? Oppure si è spostata per qualche motivo?La risposta, ovviamente, per questa specifica orchidea ancora non c’è. Tuttavia, è chiaro il fatto che molte specie di piante, fiori e arbusti si stanno effettivamente spostando. E le specie di orchidee ne sono un esempio lampante.
E in questo caso, il fatto scatenante e trainante tale spostamento risulta proprio il cambiamento ambientale: cambiamento climatico sì, ma anche modifiche nell’uso del suolo, modifiche nella designazione di aree protette, modifiche al regime idrico, lavorazioni agricole e forestali. Perché se è oramai chiaro come le specie possano muoversi verso l’alto spinte alla ricerca del fresco nella continua lotta contro il riscaldamento climatico, chiaro non è bene dove queste specie andranno a finire [3].
Simulazioni di distribuzione effettuate presso l’Università di Innsbruck (non pubblicate) per le aree alpine di Veneto, Trentino, Alto Adige/Südtirol e Tirolo mostrano, per le due specie arbustive di Ontano verde e Pino mugo, come al 2100 si rilevi sì uno spostamento della loro presenza verso nord e verso quote più elevate, ma anche che tale spostamento risulti alquanto diversificato regione per regione.
Per la sola area veneta, ad esempio, laddove alcune nicchie riescono a raggiungere quote più elevate o a spostarsi in latitudine verso l’adiacente Alto Adige/Südtirol e Tirolo, molte di esse si trovano del tutto bloccate nel loro avanzamento, impedite nella loro scalata verso l’alto dall’asperità dei rilievi dolomitici, troppo erti, inospitali, rocciosi e ventosi anche per gli individui più resilienti. E questo è rilevabile già da ora nelle impressioni e nelle valutazioni degli abitanti di queste terre e di tutti i portatori di interesse che con le foreste hanno a che fare. Molti di essi già riconoscono una diminuzione delle due specie arbustive per la zona nel bellunese. Contrariamente, gli effetti opposti sono visti in zona tirolese, dove l’avanzata delle due specie è già riconosciuta e preoccupa allevatori, contadini e forestali, non usi a questi arbusti.
Insomma, queste nostre piante sanno come muoversi, e giustamente – anche se forse non coscientemente – lo fanno nel loro interesse. Sono i migranti verdi di cui ancora poco conosciamo ma che già si stanno facendo evidenti in parte della nostra quotidianità. Perché se una piccola orchidea verdognola fastidio o interesse può dare a ben pochi, cosa diversa risulta quando a muoversi sono specie quali l’ulivo, la fragola o la vite.
Queste piante si muovono e si adattano, ma spetta a noi star loro al passo. Valutarne i cambiamenti e trarne vantaggio per l’uomo e per la natura. Fare, cioè, come abbiamo sempre fatto ma consapevoli che sì, anche le piante sanno muoversi.
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Bibliografia:
[2] Geppert, C., Perazza, G., Wilson, R. J., Bertolli, A., Prosser, F., Melchiori, G., & Marini, L. (2020). Consistent population declines but idiosyncratic range shifts in Alpine orchids under global change. Nature communications, 11(1), 5835.
[3] Gecchelin, M. (2022, 16 September). Even Plants Climb Mountains. Retrieved 13 February 2023, from https://greenmarked.it/even-plants-climb-mountains/
Immagine copertina e anteprima: anche le piante si preparano alla loro migrazione. Cercano condizioni più adatte alla loro sopravvivenza. Foto di Siriwan Srisuwan scaricata da Unsplash.
Immagine di anteprima:: Affrontando numerosi ostacoli, anche le specie alpine stanno migrando, in particolare verso l'alto e verso nord, alla ricerca di fresco contro il riscaldamento globale (Fig. 1).