12 Marzo 2024
LEGGE REGIONALE (ndr, del Veneto) n. 4 del 21 marzo 2023 "Valorizzazione del patrimonio regionale delle malghe":
La Regione del Veneto, nell’ambito delle azioni di promozione dello sviluppo sostenibile del territorio e del patrimonio naturale e storico-paesaggistico, promuove e valorizza il patrimonio regionale delle malghe. Tale patrimonio costituisce un elemento caratteristico dell’attività agricola tradizionale e identitario del paesaggio montano regionale svolgendo un’importante funzione ambientale, socio-economica nonché di erogazione di servizi ecosistemici [1].
Le malghe – per tutta la regione alpina – rivestono un ruolo di primaria importanza per la comprensione delle dinamiche sociali, culturali ed economiche che hanno accompagnato per secoli la vita delle genti di montagna.
La Legge Regionale veneta mette infatti bene in chiaro come queste realtà alpine siano parte tanto dell’identità economico-sociale quanto di quella paesaggistico-ambientale della montagna.
E tre sono le parole chiave che emergono: valore agricolo, biodiversità, servizi ecosistemici.
Tre parole chiave che riassumono ciò che le malghe erano e ciò che sono oggi. Esempi tradizionali di ottimale integrazione uomo-natura dettata dalle necessità di sopravvivenza e sfruttamento degli ampi spazi alpini.
E queste realtà erano in passato talmente importanti da essere state oggetto di assidue lotte – spesso mortali – tra confinanti, in particolare di regioni e spesso lingua e cultura diverse. È il caso tipico di tutte le zone di confine tra Veneto e Trentino, dove le malghe si estendono per gran parte del territorio e dove belligeranti contadini erano soliti combattere per il possesso delle terre d’alpeggio.
Le Sette Croci del Pasubio – oggi in territorio trentino – sono solo una delle memorie di quel passato contadino che all’alpeggio era indissolubilmente legato. Sebbene i più pensino che le croci oggi visibili siano un ricordo dei caduti durante la Grande Guerra, esse sono memoria di un passato ben più lontano, datato attorno all’anno 1446, quando la Repubblica di Venezia aveva da poco conquistato i territori di Rovereto e requisito le malghe e mettendole all’asta. Il fatto esacerbò inevitabilmente le secolari tensioni tra vicentini e roveretani, portando allo scontro diretto dei contadini in alpeggio [2].
Oggi queste terre di confine non vedono più questi scontri per il possesso della terra, eppure la presenza delle strutture definibili come malghe risulta ancora molto fitta. Nell’ultimo rapporto della Regione Veneto, si stimano all’incirca 700 malghe per tutto il territorio regionale. Di queste, la metà sono pubbliche e solo una piccola parte del totale è attualmente attiva. La provincia di Vicenza risulta quella dove le malghe sono in maggior numero, circa il 37% del totale regionale, concentrate quasi interamente nel territorio dell’Altopiano di Asiago [3].
Fig. 1: Malga Zocchi (Comune di Vallarsa - Pasubio - Trento, Italia). Foto: Autore. 02.07.2022
Valore agricolo
Un tempo, la disponibilità di spazi aperti in media ed alta montagna, rappresentava una necessità quasi imprescindibile per l’allevamento. Il pascolo alpino permetteva la conduzione degli animali verso la montagna durante l’estate (transumanza), così da assicurare loro nutrimento, sfruttando ciò che naturalmente sul pascolo risulta presente.
Oggi, questa necessità non è cambiata di molto, e per le molte aziende agricole di pianura, la possibilità di ricovero degli animali in alpeggio rappresenta un punto di forza sia in termini di qualità delle produzioni che di economia dell’azienda stessa. L’erba fresca disponibile al pascolo, infatti, giova agli animali, con riscontri più che positivi nelle produzioni da essi derivate e giova all’azienda, per la quale, durante l’alpeggio non risulta necessario nutrire gli animali con altri foraggi.
Tuttavia, si consideri come, rispetto ad un tempo, oggi nelle malghe il carico (ossia il numero di animali al pascolo) sia di molto inferiore, gli stessi animali siano di taglia e peso più grandi, si introducano foraggi concentrati per integrazione della nutrizione e si delinei una generale avanzata del bosco rispetto alle superfici a prato-pascolo.
Biodiversità
La biodiversità presa nella sua accezione più ampia, ossia moltitudine di forme di vita sia in termini di specie che di varietà (o razza) all’interno della specie, si concretizza al meglio nella gestione della malga La presenza di animali pascolanti (bovini, ovicaprini, equini) assicura una gestione delle superfici aperte (ricche di biodiversità vegetale e animale), laddove naturalmente il bosco avanzerebbe. Inoltre, in aggiunta alle superfici a pascolo, i prati naturali e semi-naturali (ossia creati dall’uomo) sono tra i pochi ambienti che hanno mantenuto la loro naturalità anche in epoca di agricoltura intensiva, permettendo la sussistenza di specie vegetali rare, legate alla presenza di altrettanti insetti (specialmente ortotteri, come i grilli). Dalla presenza di una continua estensione erbacea, casa di numerosi insetti, deriva una presenza fitta anche di specie di uccelli, che in questi ambienti trovano condizione necessaria per la loro sopravvivenza [4].
Servizi ecosistemici
I servizi ecosistemi sono quelle conseguenze vantaggiose per l’uomo che derivano dalla natura. E le conseguenze della gestione alpina delle malghe sono molteplici.
OIn generale, gli spazi aperti – come prati e pascoli, presenti nella gestione delle malghe – assicurano un ciclo idrogeologico efficiente. Le specie erbacee presenti, infatti, e le loro radici consentono una rapida infiltrazione dell’acqua, contrastando i fenomeni erosivi e franosi, anche su pendii scoscesi. Inoltre, l’evapotraspirazione (ossia l’acqua persa per respirazione delle piante o che passa direttamente a vapore acqueo) dei prati risulta di molto inferiore rispetto a quella dei boschi, assicurando il rifornimento di acqua a fondovalle [5].
Altra importante funzione risulta quella legata ai servizi culturali, con le malghe sempre più adatte a svilupparsi quali luoghi di turismo lento, enogastronomico, di educazione ambientale e di sviluppo sociale.
La Legge Regionale veneta mira a dare consistenza normativa a tutto quanto qui riportato, prendendo in considerazione tanto gli aspetti economici quanto quelli naturali e paesaggistici della gestione delle malghe. Un punto di partenza per una vera valorizzazione e rivalutazione di un patrimonio culturale secolare che ancor oggi vive nel cuore e nel lavoro delle genti di montagna.
Il cammino è appena (re)iniziato. La rinascita della montagna parte anche da qui!
Bibliografia:
Clicca qui per espandere i riferimenti[1] Regione del Veneto, Legge Regionale n. 4 del 21 marzo 2023 – Valorizzazione del patrimonio regionale delle malghe, 2023.
[2] I. Salvador and M. Avanzini, “I segni di confine,” in Memorie di terre alte. Archeologia di un paesaggio pastorale tra Pasubio e Piccole Dolomiti, Trento, MUSE, 2022, pp. 182-196.
[3] Regione del Veneto – U.O. Politiche per lo sviluppo turistico della montagna, Le malghe del Veneto, Venezia: Regione del Veneto, 2019.
[4] M. Scotton, A. Pecile and R. Franchi, Scotton, Michele, Angelo Pecile, and Roberta Franchi. I tipi di prato permanente in Trentino. Tipologia agroecologica della praticoltura con finalità zootecniche, paesaggistiche e ambientali, San Michele all’Adige (TN): Fondazione Edmund Mach, 2012.
[5] J. Bengtsson, J. Bullock, C. Everson, T. Everson, T. O’Conner, P. J. O’Farrel, H. G. Smith and R. Lindborg, “Grasslands – more important for ecosystem services than you might think,” Ecosphere, vol. 2, no. e02582, p. 10, 2019
Articoli correlati:
Immagine copertina e anteprima: Malga Paù (Comune di Caltrano - Altopiano di Asiago, Vicenza, Italia). Foto: Autore. 12.09.2021