
December 23, 2022

Proviamo a ragionare insieme: per fare formaggio ci vuole latte; per fare latte ci vuole una vacca; per gestire una vacca ci vuole un allevatore; per lavorare, un allevatore di cosa ha bisogno? Di passione, di una stalla, di mezzi agricoli, di campi e… di incentivi! Brutalmente: soldi.
Ma allora, è tutto così semplice? Come ben risponderebbe un allevatore sudtirolese: «Jein». Sì e no. Insomma, come spesso accade: dipende.
La Società per lo Studio e la Valorizzazione dei Sistemi Zootecnici Alpini (SoZooAlp) definisce quale suo primo obiettivo la diffusione "dell’importanza produttiva, sociale, culturale, ecologica, turistica e pedagogica delle attività zootecniche esercitate nell’Arco Alpino»» [3].
Perché se è pur vero che la sola attività zootecnica in sé è finalizzata alla produzione alimentare, sempre più – e soprattutto per le zone montane – la diversificazione dell’attività agricola risulta fondamentale quale strumento di crescita e integrazione economica, sociale e culturale.
A connettere i due aspetti di diversificazione produttiva e crisi energetica ci ha ben pensato nel mese di ottobre il “Primo summit sulla zootecnia di montagna” svoltosi a Bergamo alla presenza, tra gli altri, di Alleanza Cooperative Agroalimentari, la quale raccoglie la maggior parte delle cooperative di raccolta e trasformazione latte che operano nei territori di montagna.

Fig. 1: La diversificazione della produzione assicura resilienza e stabilità contro gli andamenti del mercato e le richieste dei consumatori. Inoltra, un’agricoltura “multifunzionale”, in grado di assicurare una produzione alimentare e svariate attività collaterali di carattere ambientale, sociale, culturale provvede all’integrazione del reddito agricolo e una sua competitività sul mercato. Foto free-source di Vane Monte scaricata da Pixabay.
I dati emersi mostrano come per il Trentino si siano toccati picchi di perdita di produzione di latte di circa il 15 %, con un totale di 30 aziende chiuse nell’arco dell’ultimo anno. E meglio non va in Veneto, con Lattebusche che per il territorio bellunese registra una perdita del 6 % [4]. E la spiegazione in questo caso è sì semplice: il latte – e dunque il formaggio – non ci sono perché non c’è più chi li produce. E chi li produce non c’è più, perché produrre latte costa. Costa più dei guadagni ricavabili.
Un po’ di numeri? Media aumenti nazionale per soli rincari energetici +60 %; per i mangimi +95 %; per il gasolio +110 %; per le bollette di elettricità +500 % [5]. Tombola!
La soluzione a breve termine a tutto ciò, i nostri allevatori l’hanno già sperimentata. Da una parte sembra più che logico riversare parte dell’aumento dei costi sui consumatori finali. Tuttavia, anche a questo gli addetti del settore non sono nuovi. E già per passati tentativi di aumento del prezzo del burro, hanno registrato drastici cali della domanda [4].
Dall’altra, la soluzione più rapida è rappresentata dalla macellazione delle vacche; dalle meno produttive fino alla completa dismissione della stalla al fine di generare liquidità subito disponibile e un’entrata sicura [6].
E quando una stalla in montagna chiude, tale azione risulta "difficilmente reversibile, con pesanti conseguenze, oltre che socioeconomiche, anche per il mantenimento dei delicati equilibri paesaggistici e ambientali che caratterizzano il territorio montano" [7].
Perché, infatti, nel caso in cui la crisi energetica non avesse colpito il settore, i dati mostrano come la tendenza alla differenziazione delle produzioni risulti scelta vincente e strategica per molte aziende agrozootecniche. Caso esemplare ne è dato dall’ultimo report (settembre 2022) di Veneto Agricoltura sull’andamento del settore lattiero-caseario regionale, dove si registra una diminuzione dell’8,5 % – rispetto ai dati del quinquennio precedente – dell’incidenza di destinazione di latte in regione per le produzioni certificate [8]. Questo significa che rispetto al 2011 una minor quantità di latte è destinato ai soli prodotti DOP, segno –secondo l’Agenzia – di un tentativo riuscito di differenziazione della produzione da parte dei caseifici, volto ad aumentare la resilienza dei produttori contro le richieste del mercato e gli andamenti delle materie prime.
E di tale idea si fa portavoce lo stesso Summit di Bergamo, dove in risposta alle previsioni tutt’altro che rosee emerse per il futuro del settore, si ribadisce con forza la necessità di interventi per le aziende che non siano basati sulla sola produzione, ma che consentano la sopravvivenza di realtà dall’inevitabile e ineguagliabile valore sociale, culturale, ambientale e paesaggistico per il territorio [4].
In tal senso, una vera "multifunzionalità dell’agricoltura", che sappia fornire direttamente o indirettamente benefici sociali alternativi alla sola produzione agricola [9], può rivelarsi quale vero scudo contro gli andamenti del mercato e le future crisi economiche. Specialmente in territorio montano, dove la produzione quantitativa – soprattutto di latte e prodotti caseari – non può in alcun modo competere con le grandi aziende di pianura, incentivi alla diversificazione strutturati nel territorio e condivisi con gli altri operatori e portatori di interesse (agenzie del turismo, albergatori, ristoratori, guide alpine, commercianti, artigiani, industrie ecc.) risulterebbero una buona assicurazione contro i colpi del mercato delle materie prime, garantendo al contempo la presenza del settore agrozootecnico quale prezioso presidio sul territorio, sfavorendone l’abbandono.
E nel breve termine?
Una nota positiva da un articolo di giornale più recente:
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Bibliografia:
[1] il Dolomiti. (2022, September 29). Crisi energetica, Latte Trento blocca la produzione di Trentingrana: chiude il caseificio di Pinzolo e in stand- by una linea di latte. Paoli: “Grana? Cara la lavorazione” [Online; dated 20-December-2022]. https://www.ildolomiti.it/economia/2022/crisi-energetica-latte-trento-blocca-la-produzione-di-trentingrana-chiude-il-caseificio-di-pinzolo-e-in-stand-by-una-linea-di-latte-paoli-grana-cara-la-lavorazione
[2] Corriere del Veneto. (2022, October 26). Gas alle stelle, Latterie Vicentine ferma parte della produzione [Online; dated 20-December-2022]. https://corrieredelveneto.corriere.it/vicenza/cronaca/22_ottobre_26/gas-stelle-latterie-vicentine-ferma-parte-produzione-96b00380-5541-11ed-b8e8-a89b0f32d1b4.shtml#:~:text=La%20sospensione%20dell’Uht%2C%20emerge,situazione%20si%20evolva%20in%20positivo%C2%BB
[3] Bovolenta, S. (2010). Zootecnia e montagna. Quali strategie per il futuro. Quaderni SoZooAlp, 6.
[4] Ruminantia. (2022, October 5). Latte, la zootecnia di montagna tra i comparti più colpiti dalla crisi [Online; dated 20-December-2022]. https://www.ruminantia.it/latte-la-zootecnia-di-montagna-tra-i-comparti-piu-colpiti-dalla-crisi/
[5] Coldiretti. (2022, October 21). Gas: con caro bollette addio a 1 stalla su 10 [Online; dated 20-December-2022]. https://www.coldiretti.it/economia/gas-con-caro-bollette-addio-a-1-stalla-su-10
[6] il Dolomiti. (2022, August 29). Crisi energetica, gli allevatori: “Alcuni costretti all’abbattimento delle vacche meno produttive per risparmiare: periodo oggettivamente difficile” [Online; dated 20-December- 2022]. https://www.ildolomiti.it/economia/2022/crisi-energetica-gli-allevatori-alcuni-costretti-allabbattimento-delle-vacche-meno-produttive-per-risparmiare-periodo-oggettivamente-difficile
[7] AgroNotizie. (2022, July 1). Nord Italia, in Lombardia più risorse per giovani e zootecnia di montagna [Online; dated 20-December-2022]. https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2022/07/01/nord-italia-in-lombardia-piu-risorse-per-giovani-e-zootecnia-di-montagna/75492
[8] Veneto Agricoltura. (September 2022). Il prezzo del latte nella cooperazione veneta e la produzione di formaggi a denominazione di origine in Veneto [Online; dated 20-December-2022]. https://www.venetoagricoltura.org/wp-content/uploads/2022/10/Report-prezzo-latte-cooperative_formaggi-DOP-in-Veneto_2021.pdf
[9] López-i-Gelats, F. (2013). Is mountain farming no longer viable? In The future of mountain agriculture (pp. 89–104). Springer
[10] il Dolomiti. (2022, December 12). Riapre il caseificio di Pinzolo, Latte Trento riparte con la produzione di Trentingrana. Paoli: “Per ora 14 forme al giorno di grana e 70 di Spressa, ma aumenteremo” [Online; dated 20-December-2022]. https://www.ildolomiti.it/economia/2022/riapre-il-caseificio-di-pinzolo-latte-trento-riparte-con-la-produzione-di-trentingrana-paoli-per-ora-14-forme-al-giorno-di-grana-e-70-di-spressa-ma-aumenteremo
Immagine copertina e anteprima: La presenza dell’attività casearia connessa all’attività zootecnica in montagna garantisce la salvaguardia del territorio e assicura un punto di forza per il mercato e l’economia locali, anche quale prevenzione contro il fenomeno dell’abbandono. Foto free-source di Caroline Roose scaricata da Unsplash.