31 dicembre 2022
A inizio dicembre il Parlamento europeo e gli Stati membri dell'UE hanno compiuto un passo decisivo verso una politica climatica più ambiziosa. Dopo 30 ore di negoziati ininterrotti, è stato raggiunto un accordo sull'allineamento dei piani climatici nazionali che possa garantire una riduzione più rapida delle emissioni di gas a effetto serra necessaria per il raggiungimento degli obiettivi "Fit for 55". La finalità è di ridurre le emissioni di gas serra nell'UE di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto al 1990, malgrado le complicate circostanze economiche [1].
Più aziende pagheranno per le emissioni di carbonio
Al centro delle misure c'è l'ampliamento della copertura e del grado di severità del sistema di scambio delle quote di emissione dell'UE ("ETS"). Dal 2005, il sistema ETS ha obbligato le aziende del settore energetico e dell'industria pesante a pagare per le loro emissioni di CO₂ , imponendo loro la necessità di un certificato per ogni tonnellata emessa. Sono ancora disponibili quote gratuite di CO₂ ma saranno gradualmente eliminate entro il 2026. Pertanto, le aziende interessate dovranno emettere meno o pagare di più attraverso il sistema ETS [1].
L'UE istituirà inoltre un sistema ETS supplementare e separato per i combustibili utilizzati nel trasporto su gomma e negli edifici, applicando un prezzo alle emissioni di questi settori entro il 2027. I cittadini e le imprese saranno tenuti a pagare per le emissioni di CO₂ provenienti dai loro tubi di scarico e dai loro camini, e questo ricadrà sulle stazioni di servizio o le società di fornitura energetica. Esse dovranno prima pagare per i diritti di emissione e poi potranno scaricare il costo sui clienti che riforniscono le proprie auto o accendono il proprio riscaldamento a gas [1].
Diederik Samsom, capo di gabinetto di Frans Timmermans a Bruxelles, è ottimista e ritiene che definire l'accordo una "svolta" sarebbe un eufemismo [2]:
"Con questo accordo, possiamo cambiare tutto il cammino verso un futuro sostenibile. Chi inquina pagherà. Le grandi aziende, perché inquinano di più, ma anche noi, perché usiamo stufe e automobili. È una spada a doppia lama perché i proventi di questi pagamenti, decine di miliardi all'anno, saranno spesi sia per promuovere la sostenibilità ambientale sia per indennizzare le persone che non possono permettersi di sostenere costi più elevati".
Famiglie vulnerabili
In un periodo in cui tutto, in particolare l'energia, costa di più, molti nuclei famigliari faticano ad arrivare a fine mese. La Commissione ha riconosciuto che la sua nuova politica climatica potrebbe rappresentare un ulteriore onere sulle famiglie. Per questo ha proposto l'introduzione di un Fondo sociale per il clima per stanziare sussidi immediati al reddito delle famiglie più vulnerabili. Il Fondo ammonterà a oltre 86 miliardi di euro e avrà una durata di cinque anni a partire dal 2027 [3].
Evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio
Esiste il rischio che le aziende che partecipano al sistema ETS lascino l'UE per evitare di pagare per le loro emissioni di CO₂. Il fenomeno è comunemente chiamato "rilocalizzazione delle emissioni di carbonio". Per evitare una concorrenza sleale tra Europa e resto del mondo, l'UE ha istituito il Carbon Border Adjustment Mechanism ("CBAM"), ovvero un meccanismo di adeguamento del quote di carbonio alla frontiera. In più, le aziende che esportano ferro e acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti ed elettricità in Europa saranno tenute a pagare per le loro emissioni di CO₂. In altre parole, l'UE vincolerà il resto del mondo al suo sistema ETS europeo. La fase pilota del CBAM inizierà ad ottobre 2023. Entro il 2030, tutti i beni coperti dall'ETS dovrebbero essere integrati nel Sistema [4].
L'UE spera che il CBAM porti a una politica climatica più ambiziosa nelle tre maggiori economie, Cina, India e Stati Uniti [2]. La critica ha messo in guardia dai potenziali danni economici che il CBAM può arrecare al Sud del mondo. I Paesi in via di sviluppo potrebbero faticare a decarbonizzarsi abbastanza velocemente da rimanere competitivi sul mercato globale, poiché la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio richiede tecnologie e investimenti al di là delle risorse di molti Paesi. Il trasferimento di tecnologia e i finanziamenti verdi sono possibili soluzioni [5].
Articoli correlati:
Bibliografia:
[1] European Parliament. (2022, 19 December). Climate change: Deal on a more ambitious Emissions Trading System (ETS). Retrieved from https://www.europarl.europa.eu/news/nl/press-room/20221212IPR64527/climate-change-deal-on-a-more-ambitious-emissions-trading-system-ets
[2] Kock, R. (2022, 19 December). ‘Without China, India and United States, we won’t make it’. (Translated by Author). Retrieved from https://www.bnr.nl/nieuws/duurzaamheid/10498288/zonder-china-india-en-verenigde-staten-redden-we-het-niet
[3] European Commission. (n.d.). Climate change: Deal on a more ambitious Emissions Trading System (ETS). Retrieved from https://climate.ec.europa.eu/eu-action/european-green-deal/delivering-european-green-deal/social-climate-fund_en
[4] European Parliament. (2022, 13 December). Deal reached on new carbon leakage instrument to raise global climate ambition. Retrieved from https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20221212IPR64509/deal-reached-on-new-carbon-leakage-instrument-to-raise-global-climate-ambition
[5] Eicke, L., Weko, S., Apergi, M., & Marian, A. (2021). Pulling up the carbon ladder? Decarbonization, dependence, and third-country risks from the European carbon border adjustment mechanism. Energy Research & Social Science, 80, 102240. https://doi.org/10.1016/j.erss.2021.102240
Immagine copertina e anteprima: Una raffineria al tramonto. Foto free-source di Padelkraft da Pixabay.