Negli ultimi tempi in Italia l’inflazione si è fatta sentire ed il costo della vita è aumentato in tutti i campi. Gli aumenti dei prezzi sono ovunque, ma vorremmo concentrarci su un fenomeno particolare che affligge i prodotti da supermercato: la shrinkflation (in italiano "sgrammatura"). [1] Il neologismo deriva dalla fusione di due termini inglesi come “to shrink” ovvero restringere e “inflation” ovvero inflazione. Questa mossa di marketing fa sembrare al consumatore meno attento che i prezzi non siano aumentati o che lo siano di poco, mentre le confezioni si fanno più piccole o il loro contenuto si fa più leggero. Personalmente mi capita sempre più spesso di farci caso, ma è più facile quando si tratta di prodotti che siamo abituati ad acquistare. Un esempio potrebbe essere il dentifricio Elmex passato da confezioni da 100ml a 75ml, stessa scatola e tubetto quasi identico ma con un quarto di prodotto in meno! Per poi completare l’opera, adesso si trovano i formati “vantaggiosi” con due dentifrici da 75ml assieme.

Fig. 1: Il dentifricio Elmex, che è stato ridotto da 100ml a 75ml.

Tanti altri prodotti stanno subendo la stessa sorte, anche la birra! Infatti, la birra Peroni Nastro Azzuro “nazionale” ora viene venduta nel formato da 62cl, quando solitamente tutte le birre di quel formato sono da 66cl.
Gli strumenti per capire il fenomeno e cercare di difenderci ci sono. Ad esempio, è consigliabile far riferimento sempre al prezzo al kg o al litro dei prodotti, per avere un’indicazione comparabile con altri o con formati diversi. Internet poi, con qualche accortezza, ci aiuta a capire se in precedenza il prodotto aveva un formato diverso. Ad esempio, la pagina web in italiano mostra che la birra Nastro Azzurro è disponibile nel formato da 62 cl mentre nella versione in inglese è ancora disponibile quella da 66 cl e non da 62 cl.

In Francia, recentemente la catena di supermercati Intermarchè ha fatto un passo in più a difesa dei consumatori, con una campagna pubblicitaria che punta il dito contro il colosso Uniliver, facendo notare che dei suoi prodotti come i gelati Magnum si siano rimpiccioliti senza motivo. Uniliver ha risposto portando in tribunale Intermarchè per diffamazione. [2] Anche Carrefour ha iniziato una campagna simile: identificheranno i prodotti affetti da shrinkflation e li segnaleranno chiaramente. [3]

Fig. 2: Campagna pubblicitaria di Intermarchè contro la shrinkflation.

Il danno non è soltanto per noi consumatori, che veniamo aggirati. Anche l’ambiente paga le spese di questa pratica scorretta, perché imballaggi pressoché uguali ma con un contenuto di prodotto minore significa più rifiuti da smaltire per la stessa quantità di prodotto.
Non a caso i rifiuti da imballaggio sono aumentati da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 78.5 milioni di tonnellate nel 2019, un aumento di più del 10% in 10 anni. In termini di materiale vergine, 40% della plastica e 50% della carta usata in Europa è destinata agli imballaggi. [4]. Non possiamo permetterci di aumentare questa quantità di un punto percentuale ogni anno. Per farsi un’idea dell’assurdità degli imballaggi di certi alimenti, date un’occhiata a quest’articolo di GreenMe.

Il 30 marzo, tra due mesi esatti, sarà la giornata internazionale a rifiuti zero [5], non facciamoci cogliere impreparati e teniamo alto il livello d’attenzione per evitare raggiri e sprechi!

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