14 aprile 2022

L’anno 2021 e, in egual modo, questi primi mesi dell’anno 2022 sono risultati eccezionalmente drammatici per quanto riguarda lo sviluppo e il perdurare dei fenomeni di incendio boschivo sul territorio italiano, sia in periodo invernale che, soprattutto, estivo [1]. I dati, in tal senso, risultano chiari ed inequivocabili, ma quali sono, nel profondo, le cause di tali fenomeni? E come possiamo tutti noi agire al fine di limitarne le conseguenze più drammatiche in termini ambientali, sociali ed economici?
PRIMA
La reazione del pubblico, nell’immediato, sembra vertere sempre sulla responsabilità antropica dell’incendio appena estintosi o, nei casi più emblematici, ancora in azione. «[…] Ed è ormai acclarato che si tratti di un incendio doloso quello che sta bloccando la Sp251» [2]. Tuttavia, risulta d’obbligo ricordare come l’identificazione delle responsabilità e della scintilla scatenante risultano spesso assai difficoltose e la semplice etichettatura di “incendio doloso” spesso non basta. Sono da citare, in tal senso, le innumerevoli condizioni antropiche che possono spingere all’innesco di incendio, volontarie o involontarie, evidenti o dubbie, naturali. E ancora, naturali intese quali “ordinarie” o naturalmente legate ai fenomeni di crisi climatica e di aumento delle temperature? Insomma, la discussione è evidentemente ampia e il più delle volte si risolve in una commistione dei fattori qui elencati.
Interessante, in tal senso, risulta un (vecchio) documento dell’oramai ex Corpo Forestale dello Stato, il quale dettaglia minuziosamente tutte le cause tendenzialmente innescanti fenomeni di incendio boschivo [3]. Lo studio, seppur datato anno 2001, pone le basi, ancor oggi in gran parte valide, per la determinazione e la classificazione dei fenomeni di rogo. Indubbiamente, grande assente, in tale documento, risulta il fattore climatico, forse ancora non percepito, all’inizio degli anni 2000, quale determinante all’interno del contesto di studio dei fenomeni di incendio e considerato, al contrario, oggigiorno, quale elemento caratterizzante tale contesto e, anzi, considerato, nell’accezione di crisi climatica, quale la grande sfida del nostro tempo [4].
Siano essi dolosi o involontari, i roghi di origine antropica risultano anche per gli ultimi anni predominanti. In tal senso, un’analisi del Comando Unità per la tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare (“CUFAA”), prodotta in seguito alla stagione estiva 2020, vede negli incendi verificatisi per cause naturali – ed in particolare per attività fulmigena – il solo 2% del totale. Le cause dolose sono, invece: «[…] legate alla apertura di pascoli, all’attività venatoria e al disagio di origine sociale». Inoltre, anche il tradizionale abbruciamento dei residui vegetali derivanti dall’attività agricole e forestali risulta causa determinante l’innesco di incendi non intenzionali [5].

Fig. 1: la messa in sicurezza del territorio in tempi rapidi risulta fattore di primaria importanza subito in seguito al verificarsi del fenomeno di incendio al fine di limitarne la dannosità tanto per ambiente quanto e soprattutto per le persone che vivono nelle aree di azione del rogo. Foto di Fabian Jones (febbraio 2021).
DOPO
Dall’altro lato della medaglia, anche l’analisi delle conseguenze degli incendi risulta molto complessa e deve necessariamente prendere in considerazione molteplici aspetti, a prima vista anche molto distanti gli uni dagli altri. Risulta chiaro, in tal contesto, come il trattamento emergenziale del fenomeno non sia sempre risolutivo ed efficace e che anzi la prevenzione e la corretta gestione del bosco e delle aree ad esso adiacenti svolgano un ruolo di primaria importanza nella limitazione dei roghi [1]. Tuttavia, una volta che l’incendio ha preso il suo avvio la macchina del soccorso e dell’intervento deve necessariamente anch’essa mettersi in moto.
I danni derivanti dall’evento di combustione sono molteplici e di diversa natura. Gli esperti indicano, in particolare, come l’evento risulti tanto dannoso per l’ambiente in sé quanto soprattutto per l’incolumità delle persone che vivono nelle aree di azione del fuoco. In tal senso, una bella analisi della gestione post-incendio è fornita dalla Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale ("SISEF") e sottolinea, in particolare, la necessità di agire prontamente con azioni di rilievo della severità del danno e di messa in sicurezza del territorio in tempi rapidi [6].
Queste azioni riguardano direttamente le prime settimane dopo il fenomeno d’incendio e sono da attivarsi non appena possibile e potenzialmente già prima che il fuoco sia totalmente estinto. In tale situazione, infatti, il pericolo più pressante originantesi dal passaggio del fronte fuoco risulta quello a carico dei fenomeni di dissesto idrogeologico. L’incendio può, in molti casi, distruggere le radici degli alberi e compromettere la stabilità del sistema pianta-suolo-roccia. Inoltre, il deposito della leggera cenere al suolo determina, perlomeno momentaneamente, una condizione di impermeabilità del terreno. Le prime piogge e nubifragi caratterizzanti il periodo di fine estate-inizio autunno, subito di seguito ai fenomeni di incendio estivi, risultano, in tale situazione, particolarmente preoccupanti provocando fenomeni di scorrimento idrico superficiale e conseguenti fenomeni di erosione [7].
La vera gestione del fenomeno di rogo intercorso si sviluppa, poi, nel corso degli anni – se non decenni – successivi. Come per altri fenomeni di disturbo (schianti da vento, pullulazioni di insetti, ecc.) la domanda più pressante risulta: agire o lasciar fare alla natura? Intervenire? E se sì a quale scopo? A tali domande solo la profonda conoscenza degli ecosistemi forestali e del territorio può dar risposta. Non si dimentichi, infine, il ruolo della pianificazione territoriale nella scelta degli interventi da effettuarsi. La prevenzione e la corretta gestione restano pur sempre la migliore e più efficace soluzione.
Immagine di copertina e di anteprima: raffigurazione di Smokey Bear e segnaletica di prevenzione incendi. Bakersfield, California (26 luglio 2021). Foto free-source di Brian Wangenheim scaricata da Unsplash.
Figura 1: Silhoutte di un pompiere all'opera in un prato incendiato (). Foto free-source di Fabian Jones scaricata da Unsplash.
Riferimenti bibliografici:
[1] Gecchelin, M. (2022, March 15). Adapt or burn. A look at the dramatic increase of wildfires in Italy to get ready for summer 2022. GreenMarked. https://greenmarked.it/adapt-or-burn-the-2021-wildfire-season-italy/.
[2] il Dolomiti. (2022, March 23). Le fiamme divorano il bosco fra Longarone e Zoldo. Arrivano i Canadair e gli elicotteri: Chiusa la provinciale. il Dolomiti. https://www.ildolomiti.it/cronaca/2022/le-fiamme-divorano-il-bosco-fra-longarone-e-zoldo-arrivano-i-canadair-e-gli-elicotteri-chiusa-la-provinciale.
[3] Corpo Forestale dello Stato. (2001). Le cause degli incendi boschivi. https://www.sistemaprotezionecivile.it/allegati/140_Cause_degli_incendi_boschivi.pdf.
[4] Greenpeace Onlus. (2020). Un paese che brucia: Il report sui cambiamenti climatici e gli incendi boschivi in Italia a cura di GREENPEACE e SISEF (p. 33). Greenpeace Onlus. https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2020/08/1e5628b6-report_incendicc_finale.pdf.
[5] Rositi, A., Lovreglio, R., & SISEF, G. (2021, December 10). Il 2020 in incendi: Il rapporto EFFIS. SISEF. https://sisef.org/2021/12/10/il-2020-in-incendi-il-rapporto-effis/.
[6] Marzano, R. (2021, August 19). La gestione post-incendio inizia prima che le fiamme siano spente. SISEF. https://sisef.org/2021/08/19/la-gestione-post-incendio-inizia-prima-che-le-fiamme-siano-spente/.
[7] Ortolani, F. (n.d.). Gli incendi boschivi? Premesse di catastrofi idrogeologiche. Università degli Studi di Napoli Federico II. Retrieved April 11, 2022, from http://www.unina.it/-/1326892-gli-incendi-boschivi-premesse-di-catastrofi-idrogeologiche.