17 settembre 2021
Corrono a quest’ora notturna.
Quelli vuoti sui trattori, di ritorno nei depositi famigliari, quelli pieni caricati sugli autocarri verso i magazzini dell’intera Europa e oltre. I cassoni di mele fanno correre l’economia trentina.
Fremono anche a quest’ora notturna.
Fari accesi sia nelle cantine delle cooperative sia quelle indipendenti. La produzione di prosecchi e vini è iniziata. L’odore di mosto nell’aria di tutta la Valle dell’Adige.
Mentre auguriamo a tutti gli agricoltori trentini impegnati in questo periodo frenetico una prospera vendemmia e raccolta delle mele, ci auspichiamo che la ricchezza generata sia altresì utilizzata per fare quelle scelte coraggiose di cui l'ambiente trentino ha bisogno.
Esempi? Drastica riduzione dell’apporto di fertilizzanti e fitosanitari sintetici, ottimizzazione delle risorse idriche specialmente quelle sotterranee, incremento della diversità colturale, mantenimento di recinti verdi e creazione di zone tampone in prossimità di boschi, aumento della biodiversità in campo, collocazione di arnie nei campi per favorire l’impollinazione, incentivazione di pratiche sostenibili quali il sovescio e la scacchiatura, etc. Le possibilità sono innumerevoli e rientrano nel range di possibilità interpellate dalla proposta di istituire un biodistretto provinciale.
Eppure, la Giunta Provinciale preferisce il mero ammodernamento per rilanciare dell’agricoltura trentina. Con un bando di € 3 milioni, la Provincia punta a riqualificare strutture esistenti del settore vitivinicolo ed enoturistico del Trentino che hanno risentito degli effetti dettati dal Covid_19. Una giustificazione davvero fragile per legittimare un cospicuo supporto ad operazioni di “ristrutturazione, ammodernamento, ampliamenti, rinnovo dell’arredamento e dell’attrezzatura, qualificazione o realizzazione di spazi esterni, sale degustazioni e didattiche, punti vendita dei prodotti, interventi di miglioramento energetico e tecnologico” [1] in un settore che ha risentito davvero poco dagli effetti della pandemia. Possibile che l’unico intervento per un miglioramento della sostenibilità ambientale dell’impresa vitivinicola sia celato dietro al “miglioramento energetico”?
Sia a livello politico che imprenditoriale, l’agricoltura trentina rimane sull’approccio convenzionale. Corre ma continua a correre nella solita direzione, fregandosene di tutti gli obiettivi ambientali previsti dalle Direttive Europee, dall’Accordo di Parigi, dagli obiettivi strategici provinciali in merito alla conservazione del patrimonio ambientale.

Fig. 1: Vendemmia manuale in vigneti a sistema Guyot (foto free-source di Lasseter Winery scaricata da Unsplash).

Fig. 2: vista della Piana Rotaliana (TN), famosa per i suoi vigneti e la sua vocazione vitivinicola (foto free-source di Yerpo. Lavoro proprio, CC BY-SA 3.0 https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25796670).
Sitografia:
[1] Infotn. (2021, September 17). In arrivo 3 milioni di euro per il settore vitivinicolo ed enoturistico. Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento.
Immagine copertina: foto free-source di Lasseter Winery scaricata da Unsplash.
Questo articolo fa parte del progetto “Environmental Blogging Boost 4 Students”, finalizzato all’incremento della diffusione di conoscenze e pratiche agroecologiche nonché quelle per l'utilizzo sostenibile delle risorse idriche in Trentino. Il progetto è ufficialmente sostenuto dal Consorzio dei Comuni della Provincia di Trento B.I.M. dell’Adige (provvedimento concessione n. 100 del 09/06/2021).