14 settembre 2021
Un vigneto o un meleto trentino non è solamente un lotto da sfruttare per dare sostentamento e utile all’imprenditore agricolo. Vigneti e meleti sono in verità AGROECOSISTEMI, ovvero ecosistemi antropizzati che pur essendo volti alla produzione di energia o biomassa per scopi economici, comprendono una biocenosi e un certo grado di biodiversità. Scordarsi, nella teoria e nelle operazioni agricole concrete, che questi spazi non debbono evolvere in aree prettamente industriali è una grave degradazione dell’entità stessa e della funzionalità di un agroecosistema.
L’obiezione che l’agricoltura debba pensare solo al raccolto e al reddito e che sia compito delle aree naturali protette tutelare il paesaggio e conservare la biodiversità ha un principio di base terribilmente egoista. Così pensando e operando si sacrificano migliaia di specie animali e vegetali che non vivono negli habitat inclusi nelle riserve naturali attuali e la salute della collettività locale. Difatti, contaminare le matrici ambientali di un agroecosistema influenza le caratteristiche del suolo sottostante, la purezza delle acque superficiali e sotterranee, la salubrità dell’aria sovrastante e, conseguentemente, la salute e la qualità di vita dei cittadini residenti in sua prossimità.
Così come un qualunque cittadino è tenuto a non sporcare e degradare un bene comune, sia esso una piazza, un parco giochi o un’area boschiva di dominio pubblico, così anche gli agricoltori e le cooperative agricole hanno il dovere morale e giuridico di non danneggiare le matrici ambientali della collettività. Altrimenti, vige e dovrebbe essere applicato il principio “chi inquina, paga”.
L’instaurazione di un biodistretto provinciale è una possibilità reale per incentivare l’abbandono della degradazione delle matrici ambientali da parte dell’agricoltura trentina. Pur essendo scettico che il quorum del 40 % previsto dalla normazione referendaria verrà effettivamente raggiunto, sono convinto che votare il 26 settembre a favore del biodistretto provinciale incrementerà la rilevanza della tutela ambientale in molti settori economici provinciali, e metterà pressione sulle cooperative agricole. Pur essendo un settore radicalmente consolidato e propenso ai mercati extra-provinciali, non potrà sottrarsi dall’opinione pubblica di migliaia di cittadini trentini, tra cui soci di Casse Rurali e istituzioni di credito locali, spesso fortemente collegati agli uffici amministrativi e di contabilità delle cooperative.
Fig. 1: vigneti e meleti circondati da ripidi pendii vegetati in Piana Rotaliana (TN). Le banchine dei fiumi sono tra i pochi luoghi in Valle dell'Adige che l'agroindustria non ha potuto occupare. In basso, il biotopo e sito Natura 2000 "La Rocchetta" si sviluppa lungo il corso del torrente Noce (Autore, marzo 2021).
Questo articolo fa parte del progetto “Environmental Blogging Boost 4 Students”, finalizzato all’incremento della diffusione di conoscenze e pratiche agroecologiche nonché quelle per l'utilizzo sostenibile delle risorse idriche in Trentino. Il progetto è ufficialmente sostenuto dal Consorzio dei Comuni della Provincia di Trento B.I.M. dell’Adige (provvedimento concessione n. 100 del 09/06/2021).