24 aprile 2020
Il mondo come tutti noi lo conosciamo sta cambiando. Lo sta ancora facendo in scala macroscopica a causa dei cambiamenti climatici, che non si fermano, mentre noi umani ci siamo dovuti fermare difronte a qualcosa di microscopico come il virus Covid-19.
Se da un punto di vista questa pandemia riduce le emissioni dei gas serra per l’assenza di mobilità [1], dall’altra porta bisogni più essenziali a prevalere anche sulle questioni ambientali. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che se siamo arrivati a questa situazione, l’ambiente e la biodiversità centrano eccome [2,3].
Nonostante il lock-down, possiamo ancora mettere in atto pratiche per rispettare di più l’ambiente, partendo ad esempio dalla spesa di tutti i giorni.
Quante volte abbiamo sentito che dovremmo acquistare prodotti a km 0, biologici, equosolidali e con soli ingredienti naturali? Chiunque dovrebbe sapere che tutto ciò serve per salvaguardare noi e l’ambiente. Purtroppo, non tutti hanno la fortuna di avere un negozio con questi prodotti vicino a casa. Tutti, però, possiamo riflettere sul ciclo di vita di ogni prodotto che acquistiamo. Questo ciclo comincia dalla produzione e arriva allo smaltimento di quello che resta del prodotto consumato, per esempio il suo imballaggio.
Recentemente si è dibattuto molto sulla messa al bando delle plastiche monouso, regolamentato dall’UE con la Direttiva 2019/904. La questione era prima focalizzata sulle buste di plastica per la spesa, poi sui sacchetti per l’ortofrutta, i quali sono ora prodotti obbligatoriamente con materiali compostabili. La tematica è stata molto discussa dalla comunità scientifica ma i materiali sono in continua evoluzione. Non esiste, ad ora, un materiale meno impattante di tutti in maniera assoluta [4,5].
Questo movimento porterà anche alla regolamentazione degli imballaggi per alimenti. Noi di GreenMarked abbiamo voluto fin da ora cercare di creare un dialogo con alcune aziende alimentari (e non).
Caso 1: Agorà – Pasta Biologica PRIMIA
Fonte immagini [6]
Vorremmo portare l’attenzione a uno dei tanti casi di prodotti buoni perché biologici ma con un imballaggio scadente. Abbiamo segnalato al produttore come le confezioni risultino difficilmente riciclabili. Sulla confezione viene indicato che l’imballaggio va smaltito nella raccolta carta ma l’indicazione è fuorviante: il riciclo del materiale di cui è composto (C/PAP81, poliaccoppiato a prevalenza carta) va smaltito a seconda del centro di raccolta del nostro Comune. Per la piana Rotaliana, l’azienda ASIA indica lo smaltimento del CPAP nel secco residuo. La risposta di Agorà Network non concepisce questa problematica:
La sigla C/PAP81 indica un materiale definito poliaccoppiato a prevalenza carta, che unisce carta all’esterno e plastica all’interno in grado di garantire una chiusura ermetica della confezione. Il film è costituito da una parte di carta da 50gr e plastica da 30micron di spessore.
Considerata la prevalenza della carta e le analisi eseguite, il fornitore conferma che l’imballo può essere quindi riciclato nella carta.
Fig 1: Imballaggio in CPAP81 Pasta Biologica PRIMIA. La buona volontà non è bastata per differenziare i materiali.
Caso 2: Agri90 – Farina di Storo
Fonte immagini [7]
Durante la quarantena ci stiamo improvvisando un po’ tutti panettieri e pasticcieri e come faremmo senza farina? Un famoso produttore trentino è Agri90, che in questo periodo ha avuto un notevole aumento di vendite delle farine di Storo [8]. Nonostante la territorialità del prodotto, l’imballaggio di queste farine è migliorabile. Se da un lato la classica farina gialla di Storo è confezionata in sola plastica (scelta discutibile), le farine bianche sono confezionate in materiale poliaccoppiato.
La nostra proposta è stata semplice “Perché non usare solo carta?”. Il sacchetto di carta è da sempre usato per le farine. La risposta del produttore è la seguente:
[…] Con questa risposta vorrei, da una parte tranquillizzarLa e dall’altra fare una precisazione. Parto da questa seconda affermazione che riporta la scritta da Lei citata “La confezione permette la separazione dei due materiali…” è stata realizzata per poter gestire al meglio la raccolta differenziata, in modo tale da non eliminare tutto nella gestione del rifiuto indifferenziato. Vorrei umilmente invitarLa a dare fiducia al popolo. Non lo diciamo noi, ma le normative: in caso di una confezione mista carta-plastica, la separazione può essere fatta. In fondo basta un po’ di buona volontà. […] Tutto ciò per dire che Agri90 tiene al rapporto armonioso con il suo territorio. […]
Secondo Agri90, quindi, la patata bollente passa al consumatore, che con buona volontà deve separare i materiali. Non si tratta di una pratica immediata: richiede tempo, manualità e buone capacità visive. Secondo voi quanti consumatori differenziano in questo modo? Troppo facile “dare fiducia al popolo”, bisogna evitare il problema alla base, cambiando l’imballaggio.
Fig. 2: Farina Bianca di Storo. Il produttore ha indicato di separare carta e plastica e noi l’abbiamo fatto. Servono davvero due materiali?
Caso 3: CHINDET – Detergenti Aperegina
Fonte immagini [9]
Un altro produttore locale è Chindet, una cooperativa sociale che produce a Villa Lagarina (TN) detergenti ecologici come detersivi per la casa, l’igiene personale e perfino per gli animali domestici. Il tutto aiutando anche persone svantaggiate a venire inserite nel mondo del lavoro. Li abbiamo contattati per avere informazioni sugli imballaggi dei loro prodotti, chiedendo anche se abbiano valutato il processo di vendita alla spina per ridurli. La loro risposta è ricca di informazioni:
- Presso il punto vendita di Villa Lagarina è possibile ricaricare i flaconi. Purtroppo nei supermercati non è possibile fare altrettanto in quanto, al momento, non c’è disponibilità di spazio nei vari punti vendita.
- Tutti i flaconi in PET (quelli trasparenti per intenderci) sono realizzati con plastica al 100% proveniente da materiale post consumo (le bottiglie di acqua minerale) quindi non c’è utilizzo di materiale nuovo.
- Aperegina è entrata in un progetto europeo che riguarda il basso Trentino e la zona di RIVA/ARCO per la riduzione dell’impatto della plastica sul consumo domestico. Se il progetto andrà a buon fine, in queste zone nei supermercati installeremo dei dispositivi per il recupero dei vuoti che consentiranno uno sconto alla cassa. Purtroppo il progetto penso che verrà ritardato vista la grave situazione della pandemia.
Ricarica dei flaconi realizzati con 100% di plastica riciclata e recupero dei vuoti per sconti sulla spesa. Il progetto Aperegina è lodevole su tutti i punti di vista e li ringraziamo per le risposte fornite.
Discussione
La ricetta magica per l’imballaggio ad impatto zero non esiste. Ogni materiale ha dei pro e contro che devono essere valutati grazie all’Analisi del Ciclo di Vita (LCA – Life Cycle Assessment) del prodotto. Per ridurre al massimo il loro impatto dobbiamo quindi seguire la classica regola delle 3 R:
- Ridurre: riduciamo gli imballaggi al minimo indispensabile, acquistando i prodotti che seguono questa filosofia. Sapevate ad esempio che le vecchie lattine “larghe” per bevande usano meno alluminio rispetto a quelle nuove più “lunghe”? [10].
- Riutilizzare: il riutilizzo è la chiave per la riduzione dei rifiuti. Riutilizziamo borse, contenitori e tutto ciò che possiamo evitando di acquistarne altri.
- Riciclare: il riciclo è fondamentale ma entra in gioco solo quando le due R precedenti non sono abbastanza. Il processo di riciclaggio non è a impatto zero; pensiamo quindi prima a come ridurre i rifiuti che produciamo e poi a come riciclarli.
Inoltre, serve una maggiore coesione a livello nazionale ed europeo riguardo alla produzione e raccolta differenziata degli imballaggi, con regole comuni e non “soggette ai Comuni”, che siano comprensibili facilmente a tutti i cittadini.
E voi, quante volte avete pensato che quell’imballaggio sia nato male? Che abbia le informazioni sbagliate per un corretto riciclaggio? Come lo migliorereste?
Oppure, quale produttore secondo voi è da seguire come modello per i suoi imballaggi?
Mandateci le vostre foto, idee ed opinioni al riguardo, faremo il possibile per metterci in contatto con le aziende e portargli le vostre proposte!
Fig. 3: Corretta indicazione a sinistra e migliorabile a destra.

Bibliografia e sitografia:
[1] Redazione ANSA, 2020. Esa, inquinamento in calo del 50% in Europa. ANSA.it.
[2] Miller, M.L., 2020. Spazio vitale contro COVID-20. Da Wuhan a Codogno, da Shanghai a Mezzocorona. GreenMarked. URL https://greenmarked.it/spaziovitale-contro-covid20/ (accessed 4.21.20).
[3] Lapertosa, A., 2020. Coronavirus: depredare la natura aumenterà la diffusione delle pandemie. ANSA.it.
[4] Lewis, H., Verghese, K., Fitzpatrick, L., 2010. Evaluating the sustainability impacts of packaging: the plastic carry bag dilemma. Packaging Technology and Science 23, 145–160. https://doi.org/10.1002/pts.886
[5] Khoo, H.H., Tan, R.B.H., Chng, K.W.L., 2010. Environmental impacts of conventional plastic and bio-based carrier bags. The International Journal of Life Cycle Assessment 15, 284–293. https://doi.org/10.1007/s11367-010-0162-9
[6] PRIMIA, Fusilli Vivi Verde BIO – Primia [WWW Document]. URL https://www.primia.it/shop/product/vvbio-fusilli-gr-500-vvbio-fusilli-gr-500 (accessed 4.21.20).
[7] AGRI90, Shop Online [WWW Document]. URL https://www.serenestar.it/shop-online/page/1/ (accessed 4.21.20).
[8] Bindi, L., 2020. Coronovirus e approvvigionamenti: è boom per la farina di Storo – TGR Trento. TGR Trento.
[9] Aperegina, Piatti FIOR DI LIMONE 1litro [WWW Document]. URL https://aperegina.myshopify.com/products/piatti-fior-di-limone (accessed 4.21.20).
[10] Zar, 2007. Gli studenti di oggi: Il problema del fabbricante di lattine. Gli studenti di oggi [WWW Document]. URL https://proooof.blogspot.com/2007/10/il-problema-del-fabbricante-di-lattine.html (accessed 4.21.20).