3 giugno 2022

Guerra significa incertezza del domani. È una situazione tragica, terrificante e disastrosa per gli esseri umani, ma - a prescindere da chi vince - è anche una perdita certa per l'ambiente: il terzo volto invisibile di una guerra.
L'ambiente naturale è colpito localmente dentro e al di fuori dei campi di battaglia ma, in tempi di guerra, nessuno è più in grado di occuparsi di crisi ambientali locali. Solitamente gestite dagli eserciti nazionali, rimangono in sospeso perché i soldati sono impegnati altrove [1]. L'ambiente è colpito anche a livello globale perché la crisi climatica passa inevitabilmente in secondo piano nelle agende dei governi.
DANNI AMBIENTALI NELLE ZONE DI GUERRA
Aree un tempo affollate di persone e di animali diventano vuote rovine sbrindellate dopo un evento bellico. Le città crollano e le foreste bruciano. Incendi ed esplosioni sono i più comuni disastri ambientali causati da una guerra, oltre all'accumulo di detriti e rifiuti ai margini delle strade [2]. Dallo scorso 24 febbraio questa è la situazione sviluppatasi in Ucraina. E, ciò nonostante, si tratta solo della punta dell’iceberg dell’impatto ambientale causato dal conflitto Russo-Ucraino.
Dall’Unione Sovietica l’Ucraina ha ricevuto un'eredità fortemente industrializzata ma altrettanto inquinata. La regione del Donbas è infatti ricca di cave e miniere. Fino alla seconda metà del XX secolo, era un ricco polo minerario di carbone, sale, potassio e metalli di terre rare [3]. Tra il 2014 e il 2022, il conflitto nel Donbas ha generato significativi rischi per l'ambiente e la salute pubblica della popolazione locale. Ora, con l'invasione russa in Ucraina a tutta scala, è più difficile capire e continuare a monitorare i reali rischi ambientali.
Ancor prima dell’inizio della guerra nel 2022, miniere di carbone abbandonate in Donbas sono state sommerse di sostanze tossicheI tagli alle forniture di elettricità e le interruzioni provocate dal conflitto, che nel Donbas è iniziato nel 2014, hanno portato alla rottura delle pompe dell'acqua presenti nelle miniere di carbone. Ciò ha causato inondazioni e contaminato le acque sotterranee e incrementato il rischio di contaminazione del fiume Siverskyi Donets, fonte di acqua potabile per la maggior parte della popolazione locale [4].
Dall’inizio dell’invasione russa, il numero di incidenti dannosi per l'ambiente è cresciuto significativamente. Il 13 marzo un bombardamento ha danneggiato l'impianto di carbone – combustibile prevalentemente per uso industriale - e la centrale termoelettrica di Avdiivka, causando il rischio di rilascio di sostanze nocive. A Sumy, un altro bombardamento ha causato la fuoriuscita di ammoniaca e molte altre fabbriche dell’industria pesante ucraina hanno subito danneggiamenti da guerra.
Inoltre, la disgregazione del sistema di gestione dei rifiuti ha sollevato un problema relativo a tutte le strutture per lo stoccaggio e il riciclaggio dei rifiuti contenenti residui tossici. È stato stimato che in Ucraina ci sono 465 strutture di stoccaggio contenenti oltre sei miliardi di tonnellate di rifiuti pericolosi. Circa il 60 % delle strutture sono obsolete e in disuso. La loro vicinanza ai corpi idrici e alle città potrebbe inquinare i principali fiumi ucraini, che scorrono attraverso Russia, Moldavia e Bielorussia [5].
In definitiva, gli scontri in prossimità di siti nucleari, come quelli del 9-10 marzo vicino alla centrale dismessa di Chornobyl o alla centrale nucleare di Zaporiz'ka, hanno fatto temere un nuovo disastro nucleare dopo quello del 1986. Sebbene le centrali nucleari siano protette dalla Convenzione di Ginevra e non possano essere oggetto di attacchi intenzionali [6] il rischio di danni collaterali è comunque elevato nel caso in cui questi impianti siano localizzati in prossimità della linea del fronte [5].

Fig. 1: veicolo abbandonato nei boschi circostanti l'impianto nucleare di Chernobyl. Immagine di Wendelin Jacober scaricata da Pixabay.
DANNI AMBIENTALI GLOBALI PROVOCATI DALLE GUERRE
L'impatto climatico globale della guerra in Ucraina è riconducibile alle relazioni tra la Russia e i Paesi occidentali. In questo caso, gli attori principali sono i mercati dell'energia e dei combustibili, determinanti per l'economia europea e russa oltre che per la risoluzione della crisi climatica.
La diminuzione del flusso di gas russo nei gasdotti europei ha provocato un primo periodo di preoccupazione tra i Paesi europei. Al tempo, pareva che l'indipendenza energetica e gli accordi di Parigi potessero essere raggiunti parallelamente.
Il 18 maggio l'Unione Europea ha accelerato il piano REPowerEU, cercando di porre fine alla sua dipendenza dal gas russo e, allo stesso tempo, promuovendo la sua transizione energetica verso un'economia decarbonizzata. Il programma mira ad aumentare il risparmio energetico, a diversificare le forniture e ad accelerare la diffusione di energie rinnovabili in grado di sostituire i combustibili fossili [7].
È davvero arrivato il momento delle rinnovabili?
La guerra porta con sé cambiamento ma l'energia solare ed eolica richiedono ancora materiali e tecnologie, come i metalli delle terre rare e le smart-grid, il cui reperimento è critico. La capacità di reperire e trasformare tali materiali è un obiettivo ambizioso che deve essere raggiunto al più presto per garantire indipendenza energetica ed emissioni nette pari a zero in Europa [8].
Ban Ki-moon, ex Segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato che l'ambiente è la vittima silenziosa della guerra [5]. La guerra distrugge e inquina l'ambiente nelle aree di combattimento e non c'è molto da fare per la gente e le istituzioni civili, se non tenere sotto controllo la situazione e inviare aiuti umanitari.
Immagine di copertina: vista del porto di Mariupol (maggio 2021). Foto di Viktor Hesse scaricata da Unsplash.
Foto di anteprima: veicolo abbandonato nei boschi circostanti l'impianto nucleare di Chernobyl. Immagine di Wendelin Jacober scaricata da Pixabay.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
[1] https://www.independent.co.uk/climate-change/siberian-wildfires-climate-crisis-russia-b2063988.html
[2] https://ceobs.org/how-does-war-damage-the-environment/
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Donbass
[4] https://ceobs.org/country-brief-ukraine/
[5] https://www.greeneuropeanjournal.eu/the-environmental-cost-of-the-war-in-ukraine/
[6] https://ihl-databases.icrc.org/customary-ihl/eng/docs/v1_rul_rule42
[7] https://www.affarinternazionali.it/repower-eu-autonomia-energetica-europea/
[8] https://www.limesonline.com/autori/fabrizio-maronta