8 luglio 2022

Non è una novità che per le api non siano tempi facili. Minacciate da malattie quali la varroa, dal massiccio impiego di prodotti fitosanitari e dal clima avverso, le api, che più di ogni altro insetto garantiscono la sopravvivenza degli umani, non stanno vivendo un bel periodo.
Come si nota da qualche anno in Trentino questa tendenza negativa influisce pesantemente sulla produzione di miele. Per il Trentino – Alto Adige, l’Osservatorio Nazionale del Miele segnala una perdita di produzione a causa del maltempo nel 2019, un miglioramento nel 2020 seguito da unteriore calo nel 2021. Le sfavorevoli temperature dei mesi di aprile e maggio dell'anno passato hanno difatti costretto la Giunta Provinciale a stanziare 300.000 € di indennizzo a sostegno degli apicoltori [1].
Per poter produrre miele, le api hanno bisogno di determinate temperature per volare sui fiori e trovare polline e nettare. A temperature basse, possono trovare polline (utile per la covata) ma non nettare, necessario per alimentarsi. In tali condizioni climatiche, le api non sono in grado di produrre miele a causa della mancata fioritura di alcune specie di fiori (acacia e tarassaco, per esempio) compromettendo perciò la stagione produttiva. Questo costituisce un gran danno per l’economia del settore mielicolo trentino che, di fatto, rappresenta una componente importante del grande comparto agricolo trentino.
Esaminando la dimensione aziendale emerge che la maggior parte degli apicoltori trentini opera a livello hobbistico (meno di dieci alveari) e la produzione di miele è prevalentemente destinata all’autoconsumo. Contando gli apiari presenti nella Provincia di Trento, solo 29 apicoltori detengono più di 100 alveari e di questi sono solo 9 quelli che ne hanno più di 200. Nel 2021, erano attivi più di 30.000 alveari di cui circa 5.000 collocati stabilmente fuori dal Trentino - Alto Adige (la regione preferita è la Calabria, per la molteplicità delle specie fioriere) [2].
Oltre alla produzione di miele e di altri prodotti dell’alveare (pappa reale, propoli, cera e polline) alcuni apicoltori si dedicano all’attività di impollinazione delle colture agricole e all’allevamento di api regine e famiglie di api, da vendere poi ad altri apicoltori.
Numerosi operatori apicoli trentini si definiscono "apicoltori nomadi". Ciò significa che trasferiscono l’apiario o parti di esso (alveari) dalla sede aziendale a luoghi diversi per altitudine o altre funzionalità vegetazionali o climatiche: si parla quindi di “pascoli delle api” [3].

Fig. 1: Un pascolo di api in un campo di colza. Foto free-source di Goran Horvat scaricata da Pixabay (7 maggio 2017).
Ci sono tre tipi di nomadismo: di servizio, di necessità e di produzione. Il primo è riferito agli apicoltori che cedono le api agli agricoltori, i quali coltivano piante arboree, arbustive o erbacee che necessitano di impollinazione incrociata. Il trasferimento di necessità ha lo scopo di allontanare le api per un periodo dal luogo di residenza per motivi sanitari o per assicurare ad esse fonti di nutrimento che per vari motivi vengono a mancare. Infine, il nomadismo produttivo è legato alle diverse fioriture, ad esempio la particolare orografia ed elevate escursione altimetrica del Trentino consentono il susseguirsi di fioriture nel tempo ed altitudini diverse. Del resto, l’ape è un insetto da sempre nomade. Si è calcolato che un’ape compie da tre a dieci viaggi al giorno ed è in grado di impollinare diverse migliaia di fiori: per fare un chilo di miele, le api visitano 22 milioni di fiori [3].
Nel settore mielicolo, la prima storia di innovazione trentina parte dallo studio e dal recupero dell’ecotipo dell’ape trentina. Dal 2019, un’apicoltrice del Trentino orientale alleva api regine di razza autoctona in apiari collocati in specifiche zone della catena del Lagorai. In questo areale naturalistico viene quindi sviluppata una linea di mieli di alta quota recentemente entrati nel novero dei prodotti di eccellenza italiana veicolati da Gambero Rosso.
Un’altra storia virtuosa proviene dalla Val di Sole dove un apicoltore ha realizzato un laboratorio specializzato e permanente per la costruzione di arnie ed altre attrezzature apistiche in legno certificate PEFC. Grazie a questa iniziativa sono disponibili arnie a fondo fisso e mobile, melari, telaini, coperchi coprifavi, fondi antivarroa, telaini Hoffman e arnie a cubo anche per i privati. In questo modo chiunque può diventare un apicoltore.
Tempi difficili sì, ma in Trentino l’apicoltura si sa reinventare per stare al passo con i tempi!
Immagine copertina: Alveari in una parcella forestale. Foto free-source di Erika Varga scaricata da Pixaba (27 maggio 2019).
Foto di anteprima: Generazione presente e futura di apicoltori. (Magdeburgo, Sassonia-Anhalt, Germania. 3 aprile 2016). Foto free-source di Michael Strobel acaricata da Pixabay.
Riferimenti bibliografici:
[1] Osservatorio Nazionale Miel. (2022). Miele: Andamento produttivo e di mercato per la stagione 2021. 1, 107.
[2] Provincia Autonoma di Trento – Servizio Agricoltura. (2020, December 31). Dati statistici—Dati 2020. http://www.trentinoagricoltura.it/Trentino-Agricoltura/Apia/Dati-statistici/Dati-2020.
[3] Provincia Autonoma di Trento – Servizio Agricoltura. (2012). Miele del Trentino. Storia, tradizione, qualità (p. 73).