Etienne Hoekstra
4 marzo 2022

Secondo l'ultimo rapporto dell'IPCC, Cambiamento Climatico 2022: Impatto, Adattamento e Vulnerabilità, 3,3 miliardi di persone sono altamente vulnerabili agli impatti climatici e metà della popolazione mondiale ha gravi carenze d'acqua per almeno un mese all'anno [1]. Nell'Europa meridionale più di un terzo della popolazione dovrà affrontare carenze d'acqua se il riscaldamento globale raggiungerà i +2°C [2].
A causa del suo potenziale impatto, la crisi idrica si colloca costantemente tra i primi cinque rischi per l'economia globale secondo il World Economic Forum [3]. Comprendere quale sia il nostro consumo idrico è fondamentale per garantire che il mondo abbia acqua sufficiente per sostenere tutti i suoi esseri viventi.
Una ricerca dell'Università olandese di Twente ha dimostrato che il consumo indiretto di acqua di molte famiglie è di 50 fino a 100 volte superiore al consumo domestico diretto. Una persona media usa 5000 litri d'acqua al giorno, equivalenti a 50 vasche da bagno, ma a seconda di dove si vive e di cosa si mangia, il consumo d'acqua varia da 1500 a 10000 litri al giorno [4].
Come è possibile tutto ciò?
Il consumo idrico di una persona non si limita al suo consumo idrico domestico diretto ma anche a quello indiretto. Il Water Footprint Network ("WFN") definisce definisce l'impronta idrica di una persona come "la quantità d'acqua che usi nella tua vita quotidiana, compresa l'acqua usata per coltivare il cibo che mangi, per produrre l'energia che usi e per tutti i prodotti della tua vita quotidiana - i tuoi libri, la musica, la casa, l'auto, i mobili e i vestiti che indossi" [4].
La nostra dieta ha l'impatto più significativo sulla nostra impronta idrica. Il consumo idrico d’allevamento di bestiame costituisce il 20-33 % di tutto il consumo idrico mondiale. Ciò è principalmente dovuto all’uso di acqua dolce per la produzione di mangime (e.g., insilati sintetici). Un chilogrammo di carne richiede da cinque a dieci chilogrammi di mangime, mentre la produzione di un hamburger – “dalla fattoria alla forchetta” – richiede una quantità d’acqua pari a quella utilizzata per 35 docce. Guardando alla quantità di mangime richiesto e all’impronta idrica, sarebbe dunque molto più efficiente se mangiassimo direttamente il mais e la soia del campo anziché il mais e la soia contenuta nella carne del bovino. Ogni dieta ha quindi la propria impronta idrica. Nei Paesi Bassi, una dieta vegetariana usa il 40 % di acqua in meno di una dieta carnivora (2.700 litri al giorno rispetto a 4.300 litri al giorno), mentre una dieta vegana risparmia ancora di più.
Un altro grande consumatore idrico è il caffè. Poiché viene coltivato in campi tropicali soggetti a forte evaporazione, si stima che la produzione di una quantità di chicchi di caffè sufficienti per preparare una tazza di caffè richieda 140 litri d'acqua , ovvero per una tazza di caffè servono 1.000 tazze di acqua. Inoltre, le risorse idriche in queste zone tropicali sono generalmente limitate e quando vengono impiegate nella produzione di caffè non possono essere utilizzate contemporaneamente per altri scopi.
E che dire dei vestiti che indossiamo? Il cotone è la materia prima utilizzata per la maggior parte dei vestiti e rappresenta un altro rilevante consumatore idrico. Per fare un paio di jeans (coltivazione del cotone, tintura e produzione) servono mediamente 8.000 litri di acqua, ma in alcune parti del mondo lo stesso paio di jeans richiede fino a 12.000 litri. Ciò indica la presenza di notevoli differenze nell’efficienza idrica dei processi di produzione e processamento (ad esempio l’adozione di metodi d’irrigazione sostenibili). È facile immaginare l'enorme impatto del fast fashion (la moda veloce).

Figura 1: Stima approssimativa dell'impronta idrica di un consumatore dell'Europa occidentale. Fonte: Mekonnen & Hoekstra - Stime delle impronte idriche nazionali, 2011 [5].
Mentre la maggior parte delle persone - soprattutto nelle regioni sviluppate del mondo - vive nelle aree urbane, la maggior parte dell'acqua viene utilizzata nell'agricoltura e, in misura minore, nelle attività industriali e minerarie delle aree rurali. Chi abita in città non può vedere il consumo e l’inquinamento idrico associati ai beni che consuma nella propria vita quotidiana perché le attività di sfruttamento d’acqua hanno luogo lontano dalle aree urbane o sono nascoste alla loro vista. In più, il costo ambientale relativo al consumo e all’inquinamento idrico non è incluso, o lo è a malapena, nel prezzo del bene prodotto. Manca dunque consapevolezza e una omnicomprensiva determinazione del prezzo finale [6].
Le persone che vivono in regioni piovose come i Paesi Bassi tendono a considerare la scarsità d'acqua come un problema lontano. In verità, gli olandesi sono più strettamente connessi alla scarsità d'acqua di quanto credano. Solo una frazione dell'impronta idrica olandese proviene dal suo territorio; l’89 % proviene infatti da fonti estere. [7].
"Un sorprendente 40 % dell'impronta idrica dei consumatori europei si trova al di fuori del continente, spesso in luoghi con gravi problemi idrici. Gran parte del nostro cibo e di molti altri beni sono importati da Paesi con bacini idrici sotto pressione."
(Hoekstra, 2020, p.VIII)
Poiché l'impronta idrica di un olandese è relativamente grande richiede una quantità sproporzionata di acqua per mantenere il suo stile di vita. La frammentazione del nostro consumo idrico mondiale può avere enormi impatti sulle risorse idriche locali. La crescente domanda d'acqua e l'eccessivo sfruttamento di riserve d'acqua dolce scarse portano a carenze idriche, al declino economico e a dispute sull'acqua in molte parti del mondo [8].
Cosa possiamo fare?
Tutti possono migliorare la propria impronta idrica personale. La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento quindi un buon modo per iniziare è misurare la propria impronta idrica usando il calcolatore del Water Footprint Network. Le nostre azioni quotidiane possono migliorare le condizioni di vita e preservare specie vegetali e animali dipendenti dall'acqua in tutto il mondo [4].
Naturalmente, non possiamo farlo da soli. Anche l'impronta idrica dei processi produttivi aziendali gioca un ruolo importante. Eppure, le informazioni rilevanti in questo campo sono del tutto carenti [6]. Poiché le aziende si concentrano sempre più sulle emissioni indirette della loro catena di fornitura (“scope 3”), è ora che inizino a rivelare pubblicamente la propria impronta idrica. Tale divulgazione permetterebbe ai consumatori di acquistare prodotti a basso consumo idrico e incoraggerebbe un uso responsabile dell'acqua.
Lavoriamo insieme per un uso equo ed efficiente delle risorse mondiali di acqua dolce!
Riferimenti bibliografici:
[1] IPCC. (2022). Technical Summary IPCC WGII Sixth Assessment Report (FINAL DRAFT). Downloaded 1 March 2022, from https://report.ipcc.ch/ar6wg2/pdf/IPCC_AR6_WGII_FinalDraft_TechnicalSummary.pdf
[2] IPCC. (2021). Fact sheet – Europe. Downloaded 1 March 2022, from https://report.ipcc.ch/ar6wg2/pdf/IPCC_AR6_WGII_FactSheet_Europe.pdf
[3] World Economic Forum. (2021). The Global Risk Report 2021. Downloaded 1 March 2022, from https://www3.weforum.org/docs/WEF_The_Global_Risks_Report_2021.pdf
[4] The Water Footprint Network. (n.d.). Personal water footprint. Retrieved 1 March 2022, from https://waterfootprint.org/en/water-footprint/personal-water-footprint/
[5] Mekonnen, M. M., & Hoekstra, A. Y. (2011). National water footprint accounts: The green, blue and grey water footprint of production and consumption. Volume 1: Main Report. Downloaded 1 March 2022, from https://digitalcommons.unl.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1077&context=wffdocs
[6] Hoekstra, A. Y. (2020). The Water Footprint of Modern Consumer Society (2nd edition) London: Routledge. https://doi.org/10.4324/9780429424557
[7] Van Oel, P. R., Mekonnen, M. M., & Hoekstra, A. Y. (2008). The external water footprint of the Netherlands. Downloaded 1 March 2022, from https://www.waterfootprint.org/media/downloads/Report33-ExternalWaterFootprintNetherlands.pdf
[8] Hogeboom, R. J., De Bruin, D., Schyns, J. F., Krol, M. S., & Hoekstra, A. Y. (2020). Capping human water footprints in the world’s river basins. Earth’s Future, 8(2). https://doi.org/10.1029/2019EF001363.